Io sono… intrecci di tracce

Con il ritrovamento della clessidra cosmica termina il nostro percorso alla ricerca delle tracce. Nel corso di quest’anno abbiamo visto come, insita in ciascun individuo, vi è una necessità primordiale di lasciare segni del proprio passaggio sulla Terra, proprio come l’uomo delle caverne scolpiva segni sulle pareti rocciose per raccontarsi, segni che poi saranno scoperti, letti, interpretati perché parlano di noi, del nostro passato.

Da una piccola traccia, un’orma, un’impronta si puó ricostruire una storia, un comportamento, un’identità. Abbiamo visto per esempio quanto siano importanti le tracce che lasciamo per avere cura del nostra pianeta. Abbiamo raccontato la nostra storia attraverso le tracce conservate di quando eravamo piccoli.

Tracce, quindi, che raccontano, parlano, che si fanno ascoltare. Parlano della nostra unicità, del nostro essere storie esclusive ed irripetibili, raccontano dei nostri pensieri, delle nostre convinzioni, di quello che siamo stati o di quello che desideriamo essere.

Sul nostro stesso sentiero compaiono, insieme alle nostre, altre impronte, talune che seguono, talune accanto, altre ancora davanti a noi. Allora la nostra storia personale diventa storia d’incontri e si trasforma in intrecci di relazioni.

Io sono… perché ho memoria, io sono… quindi lascio un segno, io sono… perché tu ci sei.

Dall’io al noi: la tessitura diviene metafora dell’intreccio di relazioni, fuori e dentro la scuola, della costruzione di una storia comune.

Intrecci di noi.

Intrecci di carta.

Intrecci di filo.